Sono 10 anni che ho smesso di giocare ad hockey e dopo di me, ad una ad una, hanno smesso quasi tutte, ormai solo 3 delle mie compagne di squadra degli ultimi anni sono ancora in attività. Quello però che non abbiamo smesso di fare regolarmente è trovarci rispettando delle tradizioni che si sono consolidate negli anni. Perché nelle famiglie le tradizioni vanno rispettate e quando giochi in una squadra non hai a che fare semplicemente con delle compagne in campo o delle amiche fuori dal campo, no, hai a che fare con una seconda famiglia, la tua squadra diventa la tua casa fuori di casa ed è un legame che, per quanto col tempo ci si possa perdere, non si perderà mai. È un legame che chi non ha mai avuto una Squadra non può capire.
Una di queste tradizioni è la cena di Natale, seguita dalla lotteria dei regalini. Ognuna porta un regalo che dopo la cena vengono messi in palio pescando a sorte il nome della fortunata (o sfortunata, dipende dal regalo) destinataria. Quest’anno sono stata fortunata, mi è capitato un libro antistress da colorare che, visti i livelli di stress che ho accumulato negli ultimi mesi, direi che è caduto a fagiuolo! Il giorno dopo ero in cartoleria a comprare una bellissima scatola di Giotto Turbocolor da 24.
Quando ho detto a mia mamma della mia ‘vincita’ si è messa a ridere e mi ha chiesto “ma hai seriamente intenzione di metterti a colorare?” Mia madre ricorda ancora chiaramente i voti che ho preso per 5 anni di seguito alle elementari: ‘Ottimo ma il disegno non è colorato!’, ‘Buono, ma non è stato colorato’. Le hanno provate tutte: a colorare con me, a colorare per me, a regalarmi pastelli, pennarelli, colori super fighi di qualsiasi tipo ma niente, io a scuola di colorare proprio non ne volevo sapere. In fondo era una perdita di tempo, cosa serviva colorare? quando avevo fatto 5 pagine di descrizione della mia bambola preferita o avevo letto e completato tutte le schede di grammatica, che bisogno c’era di mettersi a perdere tempo e di colorare degli inutili disegni? Io ero pratica, dovevo studiare e imparare, non perdere tempo, i fannulloni che non volevano studiare avevano tempo per colorare.
Oggi non sono più quella bambina razionale e cazzuta, anzi direi che la razionalità devo averla dimenticata al pranzo della Prima Comunione e la cazzutaggine al massimo a quello della Cresima.
Oggi mi ritrovo con le dita sporche di pennarello, gli occhi che quasi non ci vedono (eh ho quasi 40 anni) e la schiena che mi fa male a forza di stare curva su quel libro. E ci perdo ore a colorare, ad abbinare, a pensare a come accostare i colori di quei fiori di cui sono piene le pagine. Stasera ho finito la prima pagina, la guardo e vedo un insieme di colori bellissimi, rosa, blu, giallo, rosso, arancio. Vedo il mio mondo a colori, quei colori che sono parte di me, della mia vivacità e della mia solarità. Mi guardo le dita sporche di pennarello e ripenso a quella bambina che si rifiutava di colorare, ora è una donna che si rifiuta di vivere in bianco e nero, Red Valery.
“La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità.” (Il Cappellaio Matto- Alice in Wonderland)
Adoro colorare, mi rilassa e ho alcune app che porto con me per disegnare a mano libera o colorare gli spazi. Bellissimo il tuo mondo a colori
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Guadare tutti questi colori viene voglia di sorridere!
Mission accomplished!
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